Fino al 1834 – anno in cui fu realizzata la strada statale che passa per punta Scutolo – i collegamenti terrestri con la Penisola Sorrentina erano particolarmente difficoltosi.
Le vie del mare, dunque, furono considerate privilegiate per assicurare il trasporto di persone e cose verso qualsiasi località.
Tale particolarità, in realtà, permise lo sviluppo di una fiorente attività’ cantieristica artigianale.
Tra le imbarcazioni prodotte – insieme al Gozzo Sorrentino – figurano anche le feluche i cui ultimi esemplari appartennero agli Aponte.
Queste piccole imbarcazioni veloci – dalla forma affusolata e dotate di particolari vele latine – erano impiegate per il trasporto di latticini, olio, carni, pesce, noci, agrumi, vino e manufatti di seta.
In epoca del Grand Tour internazionale, le feluche si trasformarono in eleganti ed esclusivi mezzi di trasporto a servizio di aristocratici, intellettuali ed artisti per spostarsi da Napoli a Sorrento e viceversa.
Pur essendo evidentemente prive di motori, in un solo giorno, riuscivano ad effettuare fino a quattro volte la traversata del Golfo di Napoli
La Feluca, è pian piano scomparsa agli inizi del XX secolo. Il tentativo di motorizzarle, infatti, risultò vano.
Tra gli ultimi a tentare una sperimentazione in questo senso furono gli armatori locali della celebre famiglia Aponte.
Questi tra il 1902 ed il 1915 motorizzarono feluche che hanno conservato un posto di riguardo nella storia della marineria sorrentina: la “Giovannina”, la “Palomba”ed il “Sant’ Agnello”.