Il 13 giugno 1558, i saracerni invasero Sorrento.
Oltre a devastare la città, questi uccisero e rapirono una moltitudine di cittadini che rilasciarono, in parte, solo in seguito al pagamento di cospicui riscatti.
I sopravvissuti attribuirono la propria salvezza al patrono Sant’Antonino.
In segno di gratitudine, dunque, i sorrentini commissionarono la realizzazione di una statua d’argento del Santo per sostituire quella trafugata dai saraceni.
Sebbene i cittadini non avessero raggiunto la somma necessaria, si recarono da un artista napoletano (Scipio di Costantio) per commissionargli l’opera, con l’impegno di pagargli successivamente l’importo mancante.
Secondo i racconti, poco tempo dopo, si recò dall’artista un monaco dalle sembianze molto simili a quello raffigurato nei suoi bozzetti e fu proprio quest’ulitmo a saldare il debito, consegnando una borsa colma di denaro.
Il tutto, però, avvenne all’insaputa dei Sorrentini.
L’orafo dunque realizzò la statua.
Dopo molto tempo, finalmente, i sorrentini raccolsero il denaro necessario per pagare l’artista e tornarono da lui.
Che sorpresa quando ebbero modo di apprendere cosa era successo! Era proprio Sant’Antonino il misterioso monaco che aveva consegnato il denaro mancante all’orafo!
Per questa ragione, i sorrentini in ricordo di questo miracolo, ordinarono di realizzare una borsa (ovviamente anch’ essa d’ argento) da collocare ai piedi della statua.
Il resto dei soldi raccolti fu utilizzato per arricchire la Basilica dedicata al Santo Patrono e per opere di beneficenza.
Era il 1564. Dalla data della devastazione di Sorrento erano trascorsi sei anni.