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Edgardo Curcio in mostra a Sorrento-25 marzo al 28 maggio 2023

EDGARDO CURCIO. ECHI DELLA SECESSIONE VIENNESE A NAPOLI

a cura di Mariantonietta Picone Petrusa

La mostra Edgardo Curcio. Echi della Secessione viennese a Napoli, promossa e organizzata dalla Fondazione Sorrento e dall’Istituto di Cultura “Torquato Tasso”, con il patrocinio del Comune di Sorrento, dell’Università degli Studi Federico II di Napoli e del Dipartimento di Studi Umanistici dello stesso Ateneo, oltre che con il sostegno della Direzione regionale Musei della Campania e realizzata nella splendida cornice di Villa Fiorentino a Sorrento, vuole celebrare, con le sue sessanta opere esposte, un artista importante del nostro Novecento trascurato e dimenticato dalla critica.

Con il 2023 ricorre il centenario della morte di Edgardo Curcio, nato a Napoli nel 1881 e scomparso prematuramente nel 1923 a Torre del Greco per una banale caduta da una scala.

Ponendosi fuori dagli schemi puramente accademici, Curcio, dopo un inizio all’insegna della tradizione naturalistica di fine Ottocento, approdò all’estetica dei Postimpressionisti e dei Secessionisti austriaci, sentendo l’influenza di Maurice Denis, di Pierre Bonnard e di Gustav Klimt da cui prelevò alcuni spunti linguistici: la liberazione del colore, indagato con atteggiamento sperimentale, alla ricerca di gamme cromatiche rare e raffinate, l’uso di tinte piatte, formati prevalentemente quadrati e un orientamento che in generale non rifiutava il concetto di decorazione; tutto questo attraverso una rielaborazione del tutto personale.

Formatosi fra Napoli e Roma, Edgardo Curcio è stato uno dei protagonisti della Secessione dei Ventitré nata con una Mostra giovanile che nel 1909 diede inizio a un profondo rinnovamento della ricerca artistica napoletana, in sintonia con quell’ “avanguardia intermedia” che nei primi decenni del XX secolo avrebbe coinvolto a Venezia i giovani di Ca’ Pesaro e a Roma gli aderenti alla cosiddetta Secessione romana, con una posizione equidistante fra la tradizione ottocentesca e i movimenti più radicali del Cubismo e del Futurismo.

Curcio è stato attento alle ricerche di Casorati nel suo periodo napoletano, divenne amico di Cipriano Efisio Oppo a Roma e strinse un legame particolare con i napoletani Edoardo Pansini ed Eugenio Viti, arrivando a stimolare l’interesse dei futuristi Umberto Boccioni e Francesco Cangiullo. I suoi ultimi lavori sembrano puntare a una ripresa del divisionismo insieme con una geometrizzazione cubisteggiante, destinata certamente ad aprire nuovi orizzonti all’arte partenopea; ma la sua opera è stata troncata di netto, troppo precocemente.

L’esposizione a Villa Fiorentino si articola in sei sezioni: la prima consente di capire l’ambiente artistico dei primi decenni del secolo, a partire dal ruolo di maestro di Giuseppe Boschetto e della sua Scuola libera che accolse alcuni degli artisti napoletani protagonisti dei movimenti giovanilistici dell’epoca, tra i quali proprio il Curcio. In questa sezione incontriamo Eugenio Viti, Giuseppe Aprea, Edoardo Pansini, Saverio Gatto, Gennaro Villani e Roberto Scognamiglio.

La seconda sezione raccoglie alcuni dei capolavori di Curcio che sinteticamente ne delineano l’intero percorso.

Altre quattro sezioni seguono uno schema cronologico, focalizzando l’attenzione sui suoi temi prediletti: i paesaggi, le nature morte, ma soprattutto la figura femminile e le scene di convegni familiari, dove è ancora la donna protagonista, una donna borghese, elegante senza ostentazione, connotata con molta precisione dal punto di vista sociologico, ma, molto spesso privata della sua identità, trasformata in un’icona astratta.

Tutto questo all’insegna di una ricerca coloristica molto sofisticata, che risentiva tanto del Postimpressionismo quanto delle Secessioni mitteleuropee, in contrapposizione con il colorismo della tradizione napoletana.

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