La pittura del Novecento soprattutto a Napoli è stata caratterizzata dal difficile rapporto degli artisti, nati tra la fine del secolo XIX e i primi anni del successivo, con la tradizione ottocentesca, ben radicata almeno fino alle porte della seconda Guerra, sia perché molti dei grandi maestri erano ancora attivi, benché anziani, sia per un affezionato collezionismo che alimentava la domanda del mercato.
Il confine fra tradizione e innovazione fu però ben presto oltrepassato. Gli artisti giovani, già dalle prime battute del secolo, si collocarono nei nuovi indirizzi che in Italia stavano prendendo forma, occupando un posto sempre più pregnante nei dibattiti critici dell’epoca anche con forti connessioni con il mondo letterario e filosofico e con i diversi orientamenti italiani ed europei.
Basta sfogliare i cataloghi delle esposizioni nazionali del tempo (Sindacali, Quadriennali e Biennali) per rendersi conto che tanto la pittura quanto la scultura della nuova scuola napoletana erano allineate con le istanze innovative delle altre scuole d’Italia. Il Novecento è stato un periodo fertile e vitale per l’arte napoletana che ebbe modo di imporsi sulla scena nazionale, mai retrocedendo rispetto agli orientamenti in crescita, come gli ultimi studi hanno dimostrato.
Così, come nel 1944 il noto critico Paolo Ricci scriveva nella prefazione alla Prima Mostra degli “Artisti Liberi Napoletani”, allestita alla Galleria Forti, che «… la mostra e l’organizzazione che la promuove si prefiggono il compito di riavvicinare gli amatori agli artisti», anche la mostra La figura e il paesaggio. Percorsi della pittura napoletana del Novecento con l’annesso catalogo si pongono l’obiettivo di riaccendere i riflettori e l’attenzione su un importante periodo storico a torto accantonato, ma che dal punto di vista artistico è stato ricco di fermenti e proposte diverse.
Ne sono esempi le grandi avanguardie storiche, la pluralità di pittori e scultori che in modo diverso ne hanno ereditato il linguaggio, il nuovo rapporto che nel secondo dopoguerra s’instaura fra l’artista e l’opera, e la priorità stessa che il ruolo dell’artista assume nella seconda metà del secolo.
Il Novecento diviene, dunque, sinonimo di molteplice, di multiforme, di un’epoca culturalmente composita, e le opere, molte delle quali mai mostrate al grande pubblico, esposte nella mostra che oggi si propone ne sono un’interessante dimostrazione.
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